domenica 10 giugno 2018

Passeggiata alla Certosa di Padula

Certosa di Padula, cortile che porta all'ingresso della Certosa
(Foto: M. Grazia Terenzi)
Un altro "ritorno" è stato, quest'anno, quello alla Certosa di Padula, un monumento alla religiosità come pochi in Italia.
L'ultima volta che ci sono stata risaliva ad un paio di anni fa. Allora la Certosa era chiusa per riposo settimanale (bisogna che mi ricordi sempre di consultare gli orari su internet!) e l'erba era cresciuta selvaggia e invasiva un pò dovunque tra le scale che scendono verso l'ingresso e il giardino della Certosa. Rimasi, mi ricordo, piuttosto delusa. La prima volta che ho visitato la Certosa è stata qualche decina di anni fa, con il gruppo culturale che frequentavo all'epoca. E, certamente, lo stato di salute dell'edificio era migliore.
Quest'anno ci ho provato di nuovo e sono rimasta piacevolmente sorpresa dalla pulizia e del decoro che ho (finalmente!) trovato. L'erba che ricordavo, invasiva e prepotente, è stata tagliata, sono stati liberati gli scalini di accesso all'abbazia ed il giardino è stato restituito al suo sereno splendore.
Premetto che il barocco - e la chiesa della Certosa è un inno a questo stile piuttosto ridondante - non è che mi piaccia granché. Ha un suo senso e un suo perché sul quale non sono mai stata troppo ad indagare.
Certosa di Padula, particolare del chiostro grande
(Foto: M. Grazia Terenzi)
Indubbiamente non si può non sostare pensierosi di fronte alla grandiosità di quest'edificio, che occupa ben 51.500 metri quadrati di superficie ed i cui lavori sono iniziati nel lontanissimo 1306 per proseguire fino al XIX secolo. La Certosa è Patrimonio Unesco dell'Umanità ed ha i numeri per esserlo, garantito. Quel che mi ha sempre suscitato perplessità è il connubio grandiosità (e conseguente impegno sostanzioso dal punto di vista economo) e religiosità.
Aggirandomi per i vari ambienti (e sono tanti!) della Certosa, mi chiedevo che ne era e ne è stato della povertà tanto predicata dal Cristo. Strutture come la Certosa di Padula devono essere costate un occhio della testa, per non dire due! E va bene che il mecenate di turno era un conte, tale Tommaso Sanseverino, che i soldi doveva averceli, eccome. Ma il cenobio che occupava, in modo più modesto e anonimo, il luogo dove ora sorge questo spettacolare complesso, non era forse più adatto ad una religione che ha sempre predicato (e in molti casi anche praticato) la semplicità e la povertà?
Al di là di queste riflessioni inevitabili, mentre percorrevo stanze, cortili, chiostri e cucine, ho avuto netta la sensazione di "granellino di sabbia" su una spiaggia immensa. La Certosa è dedicata a San Lorenzo, il santo "arrostito" su una graticola sulla quale è modellata la pianta del complesso religioso. Gli archi grandi e perfetti, al di sotto i quali si passeggia con il naso all'insù, sono qualcosa di straordinario. Questo luogo di una ieraticità severa e imperturbabile, fu anche campo di concentramento nelle due guerre mondiali. Questo, devo dire, mi ha molto stupita. Ho guardato i giardini meravigliosi, la campagna circostante, il piccolo centro abitato di Padula che sembra incombere sul chiostro grande della Certosa e mi sono chiesta come sia stato possibile che la violenza, la morte, gli orrori umani abbiano fatto irruzione in un mondo di pace e di silenzio quasi compatto.
La cosa più curiosa e che mi ha strappato un sorriso è stata la cucina. Per carità, non perché ci fossero piastrelle "Richard Ginori", tutto è assolutamente come era un tempo. Piuttosto è stata la storia delle 1.000 uova impiegate per una frittata da guiness dei primati, sfornata in occasione della visita alla Certosa di un personaggio reale. Non sono riuscita davvero ad immaginare che aspetto avesse questa super frittata. Mille uova sono davvero tante!
Come arrivare alla Certosa, orari e costo del biglietto si possono trovare qui.

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