sabato 16 giugno 2018

Paestum, il passato nascosto

Paestum, antico casolare abbandonato su via di Porta Sirena
(Foto: M. Grazia Terenzi)
Paestum è, per me, un luogo della memoria. Ci sono tornata spesso, negli ultimi dieci anni (più o meno...). Essenzialmente per la sensazione di tempo dilatato che provo non appena metto piede in questa parte del sud Italia.
E' difficile descrivere cosa sia il "tempo dilatato". Vivendo in città ho esperienza dell'isteria collettiva che finisce per travolgere anche quelli che, come me, hanno una concezione del tempo più tranquilla e lenta. Fatico non poco a mantenere questa concezione del tempo. Inevitabilmente, quando il bus è in ritardo ed ho un appuntamento oppure quando c'è qualche scadenza imminente, mi capita di essere investita in pieno da quell'ansia e quel correre a qualunque i costi che sembra il modus vivendi della maggior parte degli umani urbani.
Spiaggia di Licinella-Paestum (Foto: M. Grazia Terenzi)
Ecco, tutte queste cose non le percepisco quando torno a Paestum. Psicologicamente comincio a rallentare tutto: azioni, pensieri, giornate, tempo. E' come se fossi al termine di una lunga corsa e mi fermassi a riprendere fiato e a riacquistare il ritmo del respiro. Ed anche il ritmo della vita che mi è più congeniale!
L'area archeologica di Paestum è pari solo al 30% dell'antica città. I due terzi di quella che un tempo era una fiera "civitas" che aveva l'autorizzazione di battere moneta è sepolta sotto la strada voluta dai Borboni e sotto i ristoranti e i campi che si allargano fino al perimetro delle mura.
Qualche anno fa era stata avanzata l'idea di trasferire il Museo Archeologico a Capaccio Scalo e di espropriare i terreni per poter portare alla luce quello che della città antica non si era mai visto. Credo che non ci fossero sufficienti garanzie economiche. E poi, francamente, il museo "deportato" a Capaccio Scalo non era proprio il massimo. Capaccio Scalo è un grumo di case sorto attorno alla Statale 18 (via Magna Grecia) in modo disordinato. Attraversandolo si ha un'impressione di provvisorietà e precarietà che mal si confà ad un ricettacolo culturale di estrema importanza qual è il museo.
Nella campagna assolata e irrigata da qualche volonteroso agricoltore, sorgono costruzioni abbandonate, destinate a chissà quale scopo ma anche edifici abitativi, in parte ancora occupati dalle famiglie che ne sono proprietarie, in parte cadenti come un pò certo Sud.
Nella prima foto c'è uno di questi casolari. Da via Magna Grecia, superato l'hotel delle Rose, c'è una stradina che porta alla stazione di Paestum e a Porta Sirena. Si chiama proprio via di Porta Sirena.
Paestum, il casolare abbandonato su via di Porta Sirena
(Foto: M. Grazia Terenzi)
L'hotel delle Rose non so se è ancora attivo. La posizione è senz'altro ottima, con le camere che affacciano in parte sullo spettacolare Parco Archeologico e in parte sulla tranquilla via di Porta Sirena. Da anni, però, noto un progressivo e persistente degrado della struttura che, al piano stradale, ospita un bar piuttosto attivo.
Percorrendo via di Porta Sirena in direzione Stazione di Paestum, sulla destra, oltrepassato il cancello di una semi-fatiscente proprietà privata (ultimamente ho notato "fresche" cassette di birra consumata, segno che qualcuno ancora occupa il palazzetto nobiliare che troneggia nel giardino piuttosto trascurato), si trovano delle costruzioni abbandonate, forse stalle, piuttosto suggestive. Al di là vi sono campi irrigati di non so cosa (mea culpa, non mi intendo di agricoltura!). C'è una sorta di cancello che l'anno scorso era chiuso mentre quest'anno era aperto.
Entrambi i blocchi della costruzione sono privi del tetto. Quella in fotografia ha soltanto uno scheletro di travi e l'erba per pavimento. Non so perché mi ha fatto pensare ad una stalla. Forse era soltanto un magazzino oppure il ricovero di balle di fieno e quant'altro. Sono decenni che queste strutture si trovano in questo stato. Malinconia e senso di abbandono. Struggente.
Ogni volta che mi faccio questa bella passeggiata fino a Porta Sirena, mi soffermo davanti a questi ruderi. E' come se in essi ritrovassi i ricordi di un passato che non può ritornare. Un passato fatto di cose semplici, lineari, tranquille. Un passato scandito da un tempo diverso. Un passato che è un pò anche presente. La vita scorre troppo in fretta. Qui, invece, sembra fermarsi, immobile, senza tempo, senza luogo. Ogni volta mi sento attraversata e avvolta da sensazioni difficili da spiegare. Mi fermo lì, davanti a questi muri di pietra, a questi alberi, all'erba che ha occupato un pò tutto e lascio che ogni cosa scorra. In momenti come questi non mi importa molto di chi sono, di cosa faccio e di dove voglio andare. 

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