domenica 9 settembre 2018

Vallombrosa e dintorni (1)

Sulla SP 85 per Vallombrosa (Foto: M. Grazia Terenzi)
I viaggi in Toscana sono, per me, sempre fonte di ispirazione, sia per la mia vita interiore che per le fotografie. Adoro i paesaggi toscani, le colline, i cipressi in fila come dei frati, le pievi... In realtà adoro la Toscana in tutte le sue declinazioni di colori e di paesaggi.
Quest'anno sono andata a Vallombrosa, là dove sorge la famosa abbazia formata da San Giovanni Gualberto. Un luogo immerso nella bellezza di boschi di faggi, tra paesaggi che tolgono il fiato e il senso acuto e permeante del sacro che sembra aleggiare su ogni cosa.
L'albergo in cui ho alloggiato si trova a circa 2 chilometri dall'abbazia. Un percorso che si può fare tranquillamente a piedi, magari dopo pranzo, quando c'è bisogno di smaltire quanto si è mangiato e c'è una sorta di sacro, impenetrabile silenzio che chi come me, abitante obtorto collo della città, avverte come un vero e proprio balsamo per l'anima. Del resto il silenzio è il re di questi splendidi luoghi. La visita all'abbazia è possibile fino ad agosto, sicché ho trovato il complesso religioso praticamente chiuso, al di fuori della "farmacia" e della chiesa. Comunque anche un giro dell'edificio è sufficiente a percepire l'importanza dell'ordine vallombrosano.
L'ingresso all'abbazia di Vallombrosa (Foto: M. Grazia Terenzi)
Vallombrosa dista circa 37 chilometri da Firenze e si trova a 1.000 metri di altezza. Aria buona, dunque! Nell'XI secolo d.C. questo luogo è noto come "Cerreto", "Acquabella" o anche "Acquabona" e, infine, Vallombrosa, il nome che è prevalso sugli altri. Anche la storia di San Giovanni Gualberto è piuttosto interessante: nobile fiorentino, viene obbligato a vendicare la morte di un suo parente assassinato. Di fronte al responsabile del delitto che invoca pietà, però, Giovanni Gualberto ha una vera e propria "illuminazione", gli concede il perdono e decide di dedicarsi a Dio.
Prima dell'arrivo di Giovanni Gualberto a Vallombrosa vi sono già due monaci che vivono in eremitaggio: Paolo e Guantelmo (questi "antichi" avevano nomi piuttosto particolari, per la verità!). Giovanni Gualberto impone la sua visione severamente benedettina al nuovo ordine nascente: povertà evangelica, vita di preghiera, ospitalità e lavoro.
L'abbazia ed i monti retrostanti (Foto: M. Grazia Terenzi)
Il primo documento che menziona Vallombrosa è del 1037. Si tratta di una donazione di un chierico fiorentino, un tal Alberto, che si è unito alla comunità vallombrosana. Nel 1058 è consacrata la chiesa, costruita in pietra. Risulta esistente già il monastero. Nel 1224 quest'ultimo viene ampliato perché la comunità è cresciuta notevolmente. Viene anche iniziata la costruzione di una nuova chiesa, che viene terminata nel 1230. Quel che oggi si vede, però, risale a molti secoli dopo. La ricostruzione dell'abbazia, infatti, data al XVII secolo ed è conseguenza di un incendio.
Nel 1644 crolla il portico antistante la chiesa e viene costruita l'attuale loggia che nasconde l'originale facciata romanica. Nel 1695 viene demolita l'abside e costruito l'attuale coro e l'attigua cappella di San Giovanni Gualberto. I lavori di restauro terminano nel 1755.
Personalmente non ho un grande "amore" per il Seicento ed il Settecento. Preferisco altri secoli ed altri stili. Comunque credo che tornerò a visitare meglio l'abbazia il prossimo anno, magari verso fine agosto, visti i periodi di visita. Piccola notazione: la persona che è addetta alla "farmacia" è piuttosto scorbutica ed inviterebbe ad allontanarsi, anziché a proseguire l'esplorazione del negozio e del luogo. Meglio far finta di niente e dare un'occhiata in giro. La "farmacia" non è proprio molto ben fornita (quella di Camaldoli è molto più ampia e ricca) però qualcosa si può trovare.

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