domenica 9 settembre 2018

Vallombrosa e dintorni (2)

Parte absidale esterna della Pieve di Gropina a Loro Ciuffenna
(Foto: M. Grazia Terenzi)

La Toscana è, senza dubbio alcuno, la regione delle pievi romaniche. Sono edifici semplici e severi, il più delle volte "nascosti" in borghi anonimi, lungo le strade che solitamente si percorrono per arrivare in luoghi più noti. Una di queste è sicuramente la Pieve di Gropina, che si trova nel bel borgo di Loro Ciuffenna.
Già il nome del borgo è piuttosto particolare. Sono andata a spulciare qua e là per avere "lumi". Sembrerebbe, da quanto ho letto, che il nome Gropina derivi dall'etrusco "krupina", che vuol dire "popolo, paese, comunità". Qui, infatti, sorgeva una comunità etrusca ed era stato edificato un tempio pagano dedicato a Diana. La Pieve di Gropina è una delle chiese più antiche della Toscana, citata per la prima volta da Carlo Magno nella sua donazione alla diocesi di Nonantola nel 780 a.C.
Pieve di Gropina, Loro Ciuffenna, interno (Foto: M. Grazia Terenzi)
L'interno è sicuramente la parte più interessante, per i cultori del medioevo, del romanico e del bestiario medioevale in generale. Vi si trovano animali fantastici, mostri e scene bibliche. Un vero trionfo di arte, architettura e storia. Non nascondo che, entrando nella Pieve, è come se si entrasse in un'altra dimensione. C'è silenzio. Un silenzio compatto e sacro, oserei dire. E' come percepire la presenza di chi qui ha lavorato, pregato, pianto e sperato. L'aria è satura di queste "presenze" silenziose.
La Pieve di Gropina sorge sul tracciato della Cassia Vetus, che i Romani chiamavano via Clodia, una strada che collegava, in antico, le lucumonie di Arezzo e Fiesole. Si tratta di una chiesa molto antica, dapprincipio più piccola dell'attuale, a navata unica, eretta su quella che un tempo era una domus romana. Quando i Longobardi arrivano in Toscana, si stabiliscono anche a Gropina: la chiesa viene ampliata inglobando quasi completamente la chiesa paleocristiana.
Pieve di Gropina, Loro Ciuffenna, particolare del basamento del pulpito
(Foto: M. Grazia Terenzi)
Sicuramente l'elemento che più colpisce, che più ha colpito me, quando si entra è il pulpito. Esso poggia su blocchi in pietra, materiale di recupero scolpiti a bassorilievo. Si parla, secondo i testi, di un'opera di romanico primitivo. L'unica parte originale è la parte frontale del pulpito, con le sue colonnine annodate (ne ho trovate anche a S. Quirico d'Orcia, anche se il nodo era più "completo") chiamate "ofitiche" dal greco òphis, "serpente". Questi elementi, secondo alcuni studiosi, sono molto vicini al gusto longobardo. Il simbolismo del pulpito è tutto medioevale: evangelisti, figure mitiche e zoomorfe... Tra tutte è possibile distinguere la datazione, incisa sulla tavola che l'angelo di Matteo tiene tra le mani.
Nell'interno della Pieve non vi sono affreschi o mosaici, ma solo pietra grigia e severa. Devo dire che queste linee così essenziali mi piacciono moltissimo. L'aspetto interno, non molto dissimile da quello originario romanico, è dovuto al rifacimento a seguito di restauri operato nel 1968-1971. Le aperture della Pieve sono coperte di alabastro, considerato, nel mondo classico, una pietra divina.
Pieve di Gropina, Loro Ciuffenna, uno dei capitelli raffigurante una
scrofa con quattro maialini (Foto: M. Grazia Terenzi)
Il consiglio che mi sento di dare è quello di lasciarsi avvolgere dalla magia e dal fascino di questo luogo e dal silenzio che promana da tutto ciò che circonda la pieve. Ci si sente come catapultati in un'altra epoca, in un altro luogo... Credo che il compagno di questo mio viaggio, un compagno gradevole e per niente invadente, è proprio il silenzio. Mi ha permesso di percepire il fruscio delle foglie smosse dal vento; un rombo lontano, forse l'avviso di un temporale che si stava scaricando altrove; il richiamo di chissà quale uccello... e poi i profumi, come quello della legna gettata nel fuoco, o della lavanda che, tardiva, ancora punteggia le siepi intorno alle case.
Questo viaggio in Toscana è stato una sorta di viaggio spirituale, lo confesso. Un viaggio nel quale ho capito molte cose di me stessa e, nel contempo, ho iniziato a percepire la magica armonia della natura e delle cose tutte che mi accompagnano ogni giorno. In ogni luogo. Anche nella città in cui vivo, che sempre meno mi somiglia e che sempre più non mi piace. 

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